martedì 25 settembre 2012

Te lo regalo se vieni a prenderlo

Ho trovato, non mi ricordo tramite quale rimbalzo di contatti, una iniziativa stupenda. Si tratta di un gruppo su Facebook che si chiama "Te lo regalo se vieni a prenderlo". In pratica i membri del gruppo inseriscono annunci in cui offrono o cercano oggetti in regalo. Le condizioni necessarie sono solo due: lo scambio è un dono da parte del proprietario e il ricevente deve andarselo a prendere. 
Per una pigra come me è la cosa ideale: faccio una foto, metto la città in cui abito, aspetto i commenti e in un paio di messaggi privati ci si mette d'accordo sul giorno e ora del ritiro. Quello che distingue questa iniziativa dal mercatino dell'usato (di beneficenza o no che sia) è che in questo caso si è sicuri che quello che offriamo verrà usato da qualcuno. Significa che il tale oggetto non verrà messo in uno scaffale a prendere polvere in cerca di un acquirente, ma verrà prelevato e utilizzato da quelle persone che se lo sono venuto a prendere.  Questa iniziativa è la media perfetta tra mercatino della caritas, vendita e bidone: ci si libera di oggetti inutilizzati a favore di altre persone facendole contente, si evita l'impazzimento di allestire mercatini, aprire conti pay pal, andare in posta affrancare, spedire, ecc... perché chi è interessato a qualcosa se la viene a prendere da casa di chi regala e non si crea inquinamento perché si ricicla.
Vale la regola domandare è lecito e rispondere è cortesia: ovvero chi cerca qualcosa chiede e un sacco di volte trova qualcuno che gli risponde. 

È bellissimo. Mi viene da pensare: ma perché non ci ha pensato nessuno prima?
È un modo di creare comunità semplice, veloce e pratico. Lo scambio pacifico di oggetti, il fatto che ci si ringrazi a vicenda, l'attenzione reciproca all'ambiente... mi pare che gli effetti di questa pagina Facebook vadano molto al di là del semplice sbarazzarsi di oggetti.

Voi che ne pensate? Conoscete questa iniziativa? Aspetto i vostri pareri!

martedì 11 settembre 2012

Ma allora è vero che le cose non contengono ricordi

Andando avanti nel progetto cento chili mi sono accorta che la frase che avevo letto e sentito dire tante volte - e che suona più o meno così "i ricordi sono dentro di me, non nelle cose"- è vera. E di solito parlano persone a cui è stata persa una valigia, o hanno subito un furto o fatto traslochi importanti e buttato tante cose. Per anni ho pensato che queste persone fossero pazze. Ma pazze da legare. 
Invece me ne sono accorta anche io. È successo quando ho preso i vecchi rullini da buttare via, non mi servivano, non erano utili, però ho tentennato... insomma, erano la prova che Enrico ed io quel giorno in quel momento eravamo insieme a condividere una cosa. E poi BAM! L'illuminazione. Io me lo ricordo, me lo ricordo anche senza cianfrusaglia nel mezzo. E ho capito che quelle erano tracce che servivano prima, quando la storia era all'inizio e c'era bisogno di qualcosa di tangibile per dimostrare che esisteva. Ora non serve, la storia c'è, è radicata in noi e non ho più bisogno di feticci per renderla concreta. 

Ci sono alcuni oggetti che però hanno un valore diverso: non posso e non riesco a buttare via, per lo meno non ancora; ad esempio il mio orso preferito, non posso buttarlo come un altro peluche qualunque. Gli altri sì, hanno già preso il via da tempo, ma lui no. Lui non si può. E se ho quasi trent'anni me ne frego. Il mio orso me lo tengo. Insieme a quei sette otto pupazzi importanti che ho avuto. Questi sono ricordi in sé e per sé, sono oggetti che quando li prendo in mano mi fanno stare bene, mi coccolano. E non voglio privarmi di questa sensazione di benessere.

Ecco potrei fare una lista delle cose che "a vederle potrebbero essere buttate, ma in realtà non posso".
Avrebbe senso?