venerdì 8 giugno 2012

A proposito di lavoro...

PREMESSA: Questo articolo non vuole urtare la sensibilità di nessuno.

Detto ciò.


La frase più comune che sento ripetere da chi non ha lavoro è che "non ce n'è", anche nella variante "te lo rubano gli extra comunitari".
Ora.
Io di lavori ne faccio tre e mezzo (e non si dica che per le donne è più facile trovare lavoro che non è vero ed è risaputo): sono insegnante di giorno a tempo pieno (35 ore), faccio ripetizioni la sera, e nei fine settimana (non sempre, ma spesso) lavoro come animatrice e truccabimbi, a volte mi capita  anche di fare la baby sitter. 
La differenza fra me e chi non ha lavoro credo sia sostanzialmente che innanzi tutto io mi do un sacco da fare, ma davvero tanto. Investo su me stessa e cerco di stare aggiornata e pronta a cogliere la palla al balzo, sono propositiva. Io sono disposta al sacrificio per il lavoro, perché per me come essere umano lavorare è una missione. Molte persone che conosco (non tutte, diciamo... tranne una) non lo sono: lavorare dentro un centro commerciale "mmmm no, non mi piace", nella frutta "ma tanto non troverò mai", al mare "a quest'ora sono già tutti a posto", i lavori pesanti "eh ma devi essere capace", a turni "non voglio mica rovinarmi la vita", in proprio "troppo rischioso di questi tempi, poi se va male come faccio?".....

L'altra differenza dal mio punto di vista è che io so fare delle cose, ho un briciolo di talento e conoscenze in un certo settore. Perché se un individuo non sa fare niente, non ha coltivato nessun talento e nessun tipo di capacità (non necessariamente manuale o artigianale) qualcuno lo dovrebbe assumere o dargli un lavoro da fare? A che pro?
Basterebbe saper fare una cosa, anche la più sciocca e partire da lì. Ma se non si è capaci in niente e non si ha l'intenzione di imparare a fare nulla... ma chi glielo fa fare al datore di lavoro? 

Quello che penso io è che se non si ha voglia di darsi da fare ed inoltre si è assolutamente privi di qualsiasi tipo di talento o risorsa... è giusto non avercelo il lavoro e lasciarlo a chi le cose ha voglia e sa farle.
Ma se si ha la disponibilità a voler lavorare e si ha anche la più piccola capacità, il lavoro si trova, credetemi. Magari non subito, magari non a tempo indeterminato, magari non vicino a casa, magari non quello per cui si è studiato... ma il lavoro per mettere in sacca quei soldi che servono per campare si trova. Veramente.

Scannetemi pure nei commenti.
Peace and Love.


6 commenti:

  1. Non so.
    Una parte di verità in ciò che dici so che c'è, ne sono certo.
    Eppure, ammetto di essere io stesso piuttosto schizzinoso - Dario direbbe "borghese" - e quindi mi chiedo: Ma cacchio, se ho studiato per 10 anni una certa disciplina, perché diavolo devo fare un altro lavoro?".
    Io quello voglio fare e quello voglio.
    So che al giorno d'oggi, nel panorama lavorativo odierno, è pura utopia, però che palle!

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    1. Non è utopia, è questo il fatto. Ma devi essere disposto al sacrificio, a fare fatica. Io faccio il lavoro che voglio fare, e quando portai il mio cv la segretaria FISM mi disse "mah, sa oggi siamo a posto e poi senza laurea..." (ho il diploma delle magistrali, per questo lavoro la mia laurea non serve a un fico secco) ma dopo 20 giorni mi chiamarono i tre posti diversi. Che sia un caso non ci credo: quando si risponde con umiltà alla vocazione che è dentro noi la strada si apre. credimi.

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  2. Nel tuo caso, come in molti altri, è vero. Accade.
    Ma sento tanti, tantissimi giovani 30enni che dopo aver dedicato, ad esempio, dieci anni di studio e ricerca e tempo e soldi allo studio della lingua e letteratura polacca, lavorano per anni dentro un call-center!
    Ora, a 34 anni, hanno ottenuto una cattedra.
    Non è normale: né che non ottengano prima un posto accademico, né che debbano fare altri lavori perché "è così che va". Porca miseria: ho studiato per questo, dammi questo!
    Il sacrifcio, in questi casi, serve a poco, temo.

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    1. Mi fai venire in mente anche un'altra riflessione: bisogna essere consapevoli delle possibilità lavorative in un certo contesto culturale-sociale quando si decide cosa studiare. Liberissimi di studiare anche il creolo... ma poi "pretendere" un lavoro inerente a quello subito e per forza, mi sembra un po' troppo. Ovvero: fantastico studiare lingua e letteratura polacca e seguire la nostra passione; ma quanto spazio c'è oggi in Italia per cattedre o lavori di interpretariato, traduzione, commerciale estero, mediazione culturale , ecc...? Quanto è spendibile il mio titolo di studi sul mercato del lavoro? Se davvero voglio lavorare con la cultura polacca sono disposto a trasferirmi in altre regioni dove sia richiesta una figura professionale del mio tipo? o in altri paesi che intrattengono relazioni di carattere economico-culturale importanti con la Polonia? Conosco la lingua anche di questi paesi? Sono in grado di affrontare queste difficoltà? NO? Allora, sono disposto a lavorare in altri settori anche totalmente diversi intanto che si crea un'opportunità per me? SI? Benissimo. Ma bisogna essere CONSAPEVOLI perché studiare tanto per studiare e farsi una grande cultura è splendido, ma a meno che non si abbia alle spalle una famiglia davvero ricca non è utile per nessuno.
      C'è una cosa che mi ha colpito il tuo "ho studiato per questo, dammi questo!" Non è così che vanno le cose, non puoi decidere tu che cosa farai dopo, perché a meno che tu non abbia raccomandazioni davvero potenti, la prospettiva lavorativa che avrai una volta uscito dall'università sarà totalmente diversa. E per fortuna aggiungo io. Non si può pretendere un impiego SOLO in base all'impegno che si è messo nello studiare. Immagina che tutte le persone che si laureano con te volessero una cattedra di lingua e letteratura slava o russa o quel che è. Sei davvero sicuro che sarebbe giusto darla a tutti? Per fare cosa? Dove sta scritto che il destino di un laureato eccellente sia necessariamente la cattedra?
      Sarà che le esperienze che ho fatto e la mia personalità mi portano a pensare alla concretezza delle cose, ma per quanto possa essere bella e fantastica e strabiliante un'esperienza o un percorso di studi penso che si debba mantenere un contatto con la realtà tangibile e pensare in maniera pragmatica. E ribadisco: essere consapevoli delle proprie scelte, anche quando sono totalmente dettate dal cuore. Non credo che chi abbia una passione debba soffocarla, ma che debba averne coscienza, come di tutte le difficoltà a cui va incontro sì. Sarà una persona più felice e meno arrabbiata se non tutto andrà liscio subito.

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  3. Hai perfettamente ragione sul discorso della consapevolezza - scegliere di studiare qualcosa per pura passione ci sta, però se sai che nel tuo paese o regione quella professionalità non è affatto richiesta, o ti prepari a cambiare qualcosina, o no lament.
    Io, ovviamente, sono per la prima: sono convinto che se si sceglie sulla base di una passione e di un interesse vero, qualcosa, da qualche parte, si trova.

    Sono meno d'accordo, invece, sul secondo punto.
    Io credo davvero che sarebbe giusto garantire, almeno come criterio generale, un posto di lavoro per cui ogni individuo studia. E crolla facile la cosa del "tutti chiederemmo una cattedra o x": gli interessi saranno sempre diversi. Io parlavo della cattedra perché è il MIO sogno, non di tutti, certamente.
    Io non baso la cosa sull'impegno messo, ma sulla scelta fatta. Poi sarà la preparazione a scremare. Si fanno concorsi, test, esami, e i più preparati vincono. Come si fa per ogni altra cosa.
    Oddio, forse sono un po' troppo sovietico :S

    ps. piccola precisazione - non voglio correggerti, assolutamente, ma credo sia bello chiarire un concetto a tutti quando lo si può fare, no? :)
    Slavo vuol dire: russo, bielorusso, ucraino, russino, bulgaro, macedone, polacco, ceco, slovacco, sloveno, croato, serbo, bosniaco.
    Russo, quindi, è solo una delle lingue slave.
    La cattedra può essere o in lingua e letteratura di una delle singole lingue, oppure in filologia slava, letterature slave (comparate) o letteratura slavo antica.
    Diffidate di chi vi dice: "Ah, sì, parlo slavo .." - è come dire parlo romanzo -.-"
    Così, mi sembrava bello dirtelo.

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  4. sempre lieta di colmare i grandi vuoti della mia ignoranza.

    E comunque in questi giorni sto avendo la conferma che se seguiamo il nostro talento e la nostra vocazione con passione, tenacia ed entusiasmo non è che "da qualche parte si trova" ma si spalancano le porte di un mondo ricco e pieno di così tante meravigliose opportunità che non ti sembra nemmeno possibile se ci pensi razionalmente.

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